webadmin Racconti Marzo 14, 2017

La lunga strada del piccolo Zawadi

Trascorrendo tutta la giornata in ospedale, mi capita di vedere tante cose e di toccare personalmente con mano tante situazioni difficili e, purtroppo, anche tanta miseria e povertà.

Un tardo pomeriggio vidi entrare nel nuovo Day Hospitaldue persone, che dalla porta a vetri deposero un sacco sotto la tettoia dell’ospedale. Le osservai da lontano: si vedeva che non sapevano dove andare. Cercarono di aprire la porta e un’infermiera dell’accettazione gli andò incontro facendoli accomodare. Con sorpresa, la donna allargò le braccia e apparve un bambino piccolissimo. Incuriosito, mi avvicinai. Mi raccontarono la loro storia. Zawadi era nato da sei mesi, ma da giorni non stava bene, piangeva sempre, non si nutriva, era tutto gonfio e tossiva. Il bambino presentava anche sintomi di denutrizione. Poi, finalmente, i genitori si erano decisi a venire all’ospedale.

Un’impresa tutt’altro che facile: venivano da un villaggio, Igolwa, lontanissimo e isolato da strade accessibili. Scoprii che avevano camminato dalle 7 del mattino alle 4 del pomeriggio, percorrendo sentieri e scorciatoie e superando tre vallate. I due genitori, sfiniti e impolverati, guardavano l’infermiera prendersi cura del loro bambino con gli occhi preoccupati, chiedendosi se Zawadi sarebbe guarito.

Frugai nella tasca e offrii loro 1.000 scellini perchè potessero mangiare e bere qualche cosa di buono in una delle “guest house” che circondano l’ospedale.

Mi sorse spontanea una domanda: quanti altri bambini sono nelle condizioni di Zawadi e i loro genitori o parenti non li portano all’ospedale perchè troppo lontani?

Dopo quasi un mese di cure presso l’ospedale, Zawadi guarì e i suoi genitori ripartirono di buon mattino per ritornare al loro villaggio con un bambino sano che pesava certamente di più, ma che sarà sembrato loro più leggero. Credo che anche la strada del ritorno a casa sarà sembrata loro più corta e meno faticosa.

p. Sandro